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Forlì Football Club

Settore giovanile: l'intervista a mister Giulio Bonacci, allenatore allievi 2004

14 Febbraio 2020

Abbiamo incontrato questa settimana un'altro importante componente del settore giovanile biancorosso: mister Giulio Boanacci, allenatore degli allievi 2004. Ciao mister, ci parli un pò di te? Chi è Giulio Bonacci? Raccontaci il tuo percorso sportivo e calcistico. Inizio col dire una cosa che avrete già sentito e risentito, letto e riletto, nelle storie di chi pratica da sempre questo sport, ma è stato così anche per me, il calcio è stato amore a prima vista! Ho iniziato da piccolissimo a calciare qualsiasi cosa in giardino ma anche in casa, con grande disappunto di mia madre, di cui ancora ricordo gli urli a cui seguivano vetri rotti e piatti all'aria. Proprio per questo mi fu regalato un dado, morbido da cui non mi separavo mai, con cui giocavo continuamente, e vi dirò che è stato per me un grande allenamento. Appena ho avuto l'età giusta, nonostante mio padre non fosse d'accordo mi iscrissero alla scuola calcio della mia città.

Romagnolo d'adozione... le tue origini? Sono calabrese e sono arrivato in romagna a 35 anni e non me ne sono più andato, si sta troppo bene qui.

Quindi la tua carriera da calciatore inizia per te con il Catanzaro giusto? Esatto proprio così, mi notarono a 14 anni. Mi portarono con loro ad un importante torneo, ricordo com'ero emozionato e andò bene, iniziai così la trafila delle giovanili. All'età dei 18 anni non arrivò però la riconferma e questa fu una grandissima delusione. Ma mi rimboccai le maniche, tornai nella squadra del mio paese senza mai smettere di credere nel mio sogno. Con sacrificio e tanto allenamento mi sono rialzato e mi sono preso le soddisfazioni che mancavano iniziando il mio percorso da professionista. Sono ripartito dalla primavera del Cosenza e grazie a Zaccheroni partecipai al campionato di B in cui partimmo con -9 ma ci salvammo facendo una grande impresa. Da li in poi Benevento, Castrovillari per poi tornare a testa alta a Cosenza e chiudere un cerchio e una ferita che mi aveva molto segnato.

Una cariera calcistica che ti ha portato su e giù per l'Italia? Si ho proseguito il cammino in tante squadre Montevarchi, Cattolica, Ribelle, Cervia e da ognuna ho imparato tanto.

Quando hai pensato di diventare allenatore? Gli anni passano e arriva un momento in cui devi appendere gli scarpini al chiodo ma io volevo rimanere nel mondo del calcio. Ho sempre fatto questo e lo amo in modo particolare così ho iniziato ad allenare in diverse società, prima con i bimbi più piccoli, poi i giovanissimi, juniores fino ad essere il secondo in panchina a Ravenna, a Forlì con Massimo Gadda e a Imola.

E da quest'anno allenatore degli allievi biancorossi 2004? Quando mi è stato proposto un incontro con la società ero entusiasta all'idea di allenare una formazione biancorossa e il mio istinto non sbagliava, perchè lavorare con questo team si sta dimostrando una bella esperienza, insieme a Graffiedi abbiamo cercato il gruppo a cui assegnarmi e l'annata 2004 è sembrata la sfida più giusta.

Quanto ti è servita la tua carriera da giocatore per allenare? Fondamentale direi, allenare ragazzi di questa età non è semplice, abbiamo un compito importante e una grande responsabilità, l'esperienza accumulata sul campo e l'aver giocato in realtà diverse al fianco di grandi professionisti mi permette id lavorare con consapevolezza e di creare con i ragazzi un rapporto di fiducia ed empatia. Sapere cosa pensa, cosa prova un ragazzo che sogna di diventare un calciatore ti da modo di prevenire e correggere atteggiamenti alle volte sbagliati, questo di da modo di trasmettere tante esperienze vissute sul campo è fondamentale insegnar valori come il rispetto dei ruoli, per i compagni e per le persone che lavorano con te, dal magazziniere al tuo allenatore e soprattutto ad imparare ad amare la maglia per cui stai giocando.

Come sta andando la vostra stagione calcistica? Siamo partiti con un lavoro conoscitivo, ci siamo presi le misure , abbiamo impostato il progetto da portare avanti insieme e sono soddisfatto di quanto fatto fino ad ora. I risultati positivi parlano per noi ma guai accontentarsi. Bisogna sempre tenere l'alta l'asticella e puntare ad obiettivi continui, mai sentirsi arrivati. Tenere alta l'attenzione dei ragazzi costantemente richiede un lavoro tecnico stimolante, vuol dire creare per loro percorsi individuali, di crescita fisica e mentale. Grazie all'aiuto di mister Giungchi stiamo facendo un grande lavoro di squadra i miglioramenti del singolo e di gruppo sono evidenti, si lavora sodo tutta la settimana e il giorno della partita si scende in campo cercando di portare tutto ciò che si è acquisito durante gli allenamenti. Poi insieme riguardiamo la partita e cerchiamo di vedere e capire dove migliorare per lavorare costantemente su una crescita psicomotoria. I ragazzi devono capire che tutto ciò che gli insegniamo non va fatto per fare contento il mister ma deve servire loro per crescere e maturare. Il prossimo anno dovranno fare un'altro piccolo salto e noi dobbiamo prepararli a questo aiutandoli al meglio ma soprattutto non facendogli perdere l'entusiasmo e la voglia di entrare in campo. questa è la sfida più grande.

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